08 maggio 2021

Nel mezzo della confusion di nostra vita

Che cosa ci dà la vita, nel profondo della sua essenza. Cosa cerchiamo, che scopo ha tutto quanto, come siamo felici. Tutte domande che dovrebbero avere una risposta nel bel mezzo del cammin di nostra vita. Perchè dovremmo aver capito cosa siamo e cosa vogliamo. Ma è anche un periodo in cui ci si chiede "cosa farò nella seconda metà della mia vita". La risposta del 90% della gente la fuori è: una famiglia. Ma senza famiglia, che rimane. 

Penso che di quel restante 10%, il 9% si rifugi nel lavoro. Stakanovisti, a volte arrivisti, estremamente egoisti ed egocentrici, ormai incapaci di dedicarsi ad un'altra persona, di creare un vero rapporto umano. Tutto è in funzione del lavoro e si riversano lì tutte le proprie frustrazioni. Si occupano minuti, ore, giornate, settimane, anni della propria vita con attività lavorative, così da non pensare a quel vuoto creato dall'incapacità di concedersi all'altro, ad un rapporto pieno e vero.

Poi rimangono solo le anime in pena, incapaci di adeguarsi all'abitudinarietà che per forza è necessaria nella vita adulta, vagano alla ricerca di stimoli, cambiando città, nazioni, case, lavori, compagni d'amore. Perchè se qui non si sente quel brividino, allora meglio cercarlo altrove. Provando a farlo nelle piccole cose che ci dà la quotidianità, un amore non corrisposto, un lavoro affermato e rispettato, un aperitivo al tramonto tra sconosciuti, un corso di qualsiasi cazzata venga in mente. Eppure manca sempre qualcosa. Quel brividino che in passato si faceva vivo da dentro, ora se la tira un po'. E allora non rimangono che vacuità e confusione.

03 novembre 2020

Amore di contesto

 Non avrei mai pensato in vita mia di vivere un anno come il 2020. Nella storia non è mai esistito un anno come il 2020.
Siamo stati privati dei nostri istinti più basici, dei gesti più semplici come un semplice abbraccio, un bacio, una stretta di mano.
La mascherina ormai è diventata consuetudine dopo 8 mesi di pandemia. E' la cosa da portar sempre quando si esce, insieme al portafoglio, il cellulare, le chiavi di casa e dell'auto. A volte esci con la mascherina, scordandoti le chiavi di casa.
Oltre alla pandemia, vissuta da lavoratore nel TURISMO, turismo con gli americani tra l'altro, con confini chiusi da 8 mesi, son riuscito ad avere uno strano stato febbrile con mal di testa per circa un mese (non era covid), una giornata di vomito senza freni (era da 10 anni che non vomitavo), un mese di otite (mai avuta in vita mia), mi sono scheggiato un dente durante un'escursione in montagna, una grossa delusione amorosa e due piccole.
Pensavo di averle viste quasi tutte in amore, e mi sono ritrovato vittima di un "amore di contesto". Ok, non proprio amore, infatuazione. Di "contesto" perchè mi sono infatuato più che di una persona, del vivere certi istanti in determinati luoghi con una persona. Il Covid mi ha fatto infatuare di una vecchia fiamma: Ancona. Angoli che non conoscevo o non ricordavo si son riempiti di magia, di puro amore. Quel fascino decadente, greve, di un porto di mare, con le sue forme dolci, ondulate. La sua varietà di paesaggi e panorami, gli infiniti punti di vista, interiori e non, da cui goderne la bellezza. Questo rapporto simbiotico con il mare, un mare che va scoperto, che non è facilmente accessibile, ma nascosto. Va svelato dietro una immensa nave, un cantiere navale, un molo degradato, una serie di pescherecci, dietro una falesia a picco, in fondo a una scalinata o ad una passeggiata scoscesa nel bosco.
Il tutto acquista una potenza immensa se unito ad i ricordi di una vita disseminati in ogni angolo. Puro godimento, son sempre stato drogato di ricordi.
Dopo anni di peregrinare, il luogo per me più emozionante è incredibilmente tornata ad essere quella casa da cui tante volte sono fuggito.
Questo fascino ha creato una trappola, mi ha fatto cadere ai piedi di una persona che....razionalmente erano più in NON che altro. Nella mia mente è partito il viaggio, tipico del narcisista romantico. E' cominciato il film. E la ragione lucidamente mi faceva notare che tutto quel colore veniva da me e non dall'altra persona, la quale puntualmente non esaudiva le mie aspettative. Ma quelle uscite sul molo, quel primo bacio sotto il faro, i primi flirt nelle grotte al sugo di mosciolo, erano un contesto troppo romantico per non cascarci.
Ora che è tutto finito ne scrivo per esorcizzare, per aiutarmi a liberare da dentro questa strana infatuazione che inspiegabilmente mi ha stregato. Purtroppo non posso vivere solo di amore, è ora che dedichi i miei pensieri ad altro. Smetterla di innamorarmi dell'amore.
Così magari un giorno troverò il connubio vincente, una persona che si, mi piace veramente, da portare su quel molo, quel faro, quella grotta, e poter, a quel punto si, amare pienamente e consapevolmente chi ho davanti, con un bel contesto anconetano a far da cornice.

10 aprile 2020

Sticazzi


Nel momento in cui il mondo intero si ferma, questo immobilismo, questo vuoto di attività, purtroppo porta a pensare.
Non sono un catastrofista, il mondo, come ci ha sempre insegnato la storia, si rialzerà, forse anche più forte di prima.
Non mi interessa ciò che succederà nel mondo, né del mio futuro lavorativo. Mi preoccupa il significato più ampio della mia vita, il suo scopo. Dopo anni meravigliosi, altri curiosi, altri dolorosi ma intensi, e comunque positivi; dopo anni divertenti, pieni di attività e viaggi, anni di scoperta e di rapporti umani. Ora sento il vuoto, vedo il baratro davanti a me. Mi sento arrivato come se non avessi più niente da chiedere alla vita. Credo a tutto e poco dopo al contrario di tutto, perciò credo di non credere. In niente.
Dissolto così, in una quarantena forzata. Ho paura di non uscire di qui più forte di prima, come il mondo. A volte vedo come un’ancora di salvezza la via dell’hikikomori (ed ecco ancora una volta venir fuori il Giappone) o quella dell’eunuco. Perché, ormai lo so, quando mi trovo davanti a una difficoltà io preferisco fuggire, o la via dello struzzo, piuttosto che affrontarla.
Si, sicuramente il fatto di essere rinchiuso a casa da un mese non aiuta, e non aiuta neanche essere uscito da una storia di veleno di 4 anni, dove dopo essermi trovato vicino allo scopo finale della vita adulta, la famiglia, mi ritrovo invece solo e con un brutto complesso che inibirà certamente rapporti futuri. Era vero che è meglio star soli che esser male accompagnati; la compagnia velenosa ti corrode lentamente e ti fa dubitare quando dubbi non ce ne sono, quando va tutto bene.
Quando le cose vanno male la difesa è lo “sti cazzi”, emblema del cinismo. Sti cazzi l’amore, sti cazzi il lavoro, sti cazzi lo sport, diventa tutto grigio, indistinguibile. E si sente in lontananza l’eco di una ragazza e di una vita che non c’è più. Eppure io vorrei rivederli quei colori, riprovare quei sentimenti, ma alla prima difficoltà non ho più le forze né la voglia. Non ho più spirito combattivo e finisco per accontentarmi a suon di sticazzi.
Ci son momenti che non ho voglia di parlare con nessuno perché mi annoiano tutti. Discorsi fatti centinaia di volte, aneddoti vecchi di dieci anni perché si, è da allora che non viviamo veramente.
E’ come se l’età adulta avesse reso tutto così noioso e ripetitivo, pochi nuovi stimoli, rapporti tra amici che inesorabilmente vanno spegnendosi, in maniera incomprensibile tra l’altro! Una famiglia non impedisce un’amicizia.
O voi tutti che siete parte dei pazzeschi capitoli della mia vita, nelle tante parti del mondo in cui vi trovate, non abbiamo proprio più niente da condividere?
Tutta questa noia ed apatia si ribalta anche su come vedo me stesso. Mi sento noioso ed ho dubbi su quello che posso trasmettere a chi mi circonda.
Dopo Roma città eterna e Roma città aperta, Roma città vuota.
E’ che poi, quando mi trovo a “Joe?” con le persone, con quelle che han “Joe mi senti?” il mio passato, sento sempre come se mancasse qualcosa, come se bramassi maggiore condivisione, “Joe stai bene?” senza successo.
Joe riaprì gli occhi, molto lentamente. Il viso di Juanita lo scrutava preoccupato. Era riverso in terra, arrotolato nel tappeto persiano acquistato in quel delizioso villaggio nel deserto settentrionale.
“Joe sono venti minuti che ti chiamo e che sei incosciente. Cosa ti è successo!”.
“Nah, niente, è stato solo un brutto sogno. Penso di aver esagerato con l’erba ieri sera. Devo aver fatto un mezzo trip. Lasciami in pace, per favore.”
“Mi dispiace, ma non posso. Ti vuole vedere il Signor Iupiter. Devo portarti subito da lui.”

15 gennaio 2017

Mi sono dispiaciuto nel vedere che non ho scritto niente nel 2016. Questo blog è come una macchina del tempo e mi dà modo di ricordare ed accorgermi dello scorrere inesorabile degli anni. Tutta la pienezza del mio 2016 non sarà immortalata qui, sperando di avercela altrove.....ma possono le foto realmente infiammare di più i ricordi, rispetto alla passione di queste parole?

Sempre e solo inutili pensieri

Solitudine casalinga della domenica pomeriggio.
Non ci capisco più nulla. Un momento sono tutto ed il momento dopo niente. A volte incompleto, sviscerato, inanimato.
Tante belle persone intorno a me, tanti luoghi che cambiano e che mi entusiasmano.
Ad esempio il coito interrotto da un altro coito delle pizze fritte ricotta cicoli e pepe di zia Esterina susseguite dal caffè del Professore ed il babà di Mary, quando poco prima già iniziavi a godere con le sfogliatelle di Attanasio.
Quindi sul godersi il momento siamo sul pezzo. Come la visita ad Ercolano con la bottega totalmente intatta con tanto di stalli e separè in legno, e l'incazzatura per le terme suburbane meravigliose chiuse da piu di 10 anni per mancanza di personale (???).
Però è come se mancasse il quadro generale. Cosa va fatto con la vita che uno ha davanti. Più passano i giorni più aumenta la noia, il "già visto" e la disillusione. Più si ridimensionano i sogni. Più aumenta la svogliatezza e la mancanza di voglia.
Come mi entusiasmavo una volta? Mi son mai entusiasmato? Perchè andando avanti aumentano solo i limiti e le attività che non puoi più fare, invece che le nuove esperienze che potremmo interiorizzare? Il calciatore gioca fino a 35 anni. La donna fa figli fino ai 40. E se uno vuole diventare calciatore a 60 anni e padre a 50? Bello condannare tuo figlio ad essere orfano a 20 anni.
E poi c'è il lavoro con il problema della mancanza totale di ambizioni e voglia di aver successo. E 40 ore alla settimana che sono da stornare dalle cose belle che uno potrebbe fare in quel che gli resta da vivere.
E se tutto è relativo, se ogni minima cosa che ti trovi davanti nella vita può essere bianca così come nera, allora di che stiamo a parlare tutti quanti in ogni istante? Quante chiacchiere inutili sento ogni giorno, che noia.
Mi sento come in perenne attesa di non so che cosa. Di una svolta che non arriva perchè non so quale sia la svolta. Di una vita che sogno ma che poi nel momento in cui diventa realtà perde tutto il suo fascino. Di avere doti che in realtà non ho.
Però poi capisco che tutto questo pensare è semplicemente il male della nostra generazione, che ha avuto tutto con facilità, che non ha dovuto lottare per niente, in primis per i bisogni primari del vivere. E perciò ha avuto tanto, troppo tempo vuoto da utilizzare con pensieri che andassero a scavare e scavare per poi deprimere e rodere la felicità anche delle persone che avevano tutto. Quindi credo che in fin dei conti siano tutte cazzate che mi creo in testa quando non ho un cazzo da fare, ma che sia solo un cretino passatempo, ma non ci sia niente di vero sotto.
Io intanto mi mangio la mia pizza fritta.
Chissà tutto questo in realtà esiste solo nella mia testa. Chissà, invece, forse tutto questo è solo un sogno. Magari il momento in cui siamo realmente svegli...è proprio quello in cui dormiamo.

28 aprile 2015

The xx - Unfold

Un vento caldo che mi accarezza le guance. Il sole estivo mi acceca gli occhi. Sono in mezzo alla campagna, circondato da colori caldi, da campi giallastri di grano maturo. Sono in fondo ad un'ampia vallata, di fronte a me una ripida parete di argilla marrone. Un treno a vapore arancione in lontananza irrompe nel silenzio.
Poi ancora vento ed il calore della tua mano che stringe la mia. Non vedo con precisione i dettagli del tuo viso, ma so chi sei, lo sento dentro di me; sono le mie emozioni che ti definiscono, non i miei sensi.
Andiamo a pranzo in una casa colonica. E' caldo, sono felice, la luce ci inonda. Non voglio altro. Sto bene. Sei qui con me.
E penso che d'ora in avanti voglio per me, ma anche per te, ritrovare questa felicità e questa serenità che mi hai dato. E quando la troverò, voglio avere una bambina. Perchè non ci può essere un mondo senza M.M.

10 aprile 2015

Death and rebirth (post pasquale)

PLOF...PLOF...PLOF...PLOF...PLOF...
Una stanza vuota, una stanza grigia, incolore. Fuori piove da ormai 4 giorni ininterrottamente. Si sente la sirena cittadina che allarma gli abitanti sul rischio di allvione.
Ma in quella stanza regna il silenzio.
PLOF...PLOF...PLOF...PLOF...
Quello era l'unico suono che Joe era in grado di sentire. Non riusciva a captare neanche il battito del suo cuore.
Un eco nella sua mente: "Sperando che nuovi orizzonti si aprano sul vuoto che senti. Che nuovi soli splendano anche della luce di sogni passati. Passati, sì, ma vissuti, bevuti, ammirati. Che una nuova speranza di creazione si apra sopra questo dolore che distrugge. Scolpisci la tua vita con ciò che il vento del caos ti ha lasciato. Vivila in ogni tuo respiro e amore. Nuovi sentimenti nasceranno nei tuoi occhi profondamente consapevoli."
PLOF...PLOF...PLOF...
Joe non sente altro. La sua fedele sigaretta al dito. Ma io non avevo una volta un lampadario luminoso, un cane ed una tartarughina?
Un forte colpo alla finestra. Sarà stato un tuono? Un sottile scricchiolio la persiana che si apre ed un gatto completamente zuppo si insinua in casa. Un bel gatto tutto nero con due occhi vivacissimi. E poi una cosa incredibile: il gatto gli sorrise. E quei due occhi brillarono d'immenso. Joe vide un mondo, bello, dolce, caldo, felice, meraviglioso. Anche quel povero gatto zuppo fuggiva da qualcosa, come lui. Le sue tende viola ancora si scuotevano per il vento che entrava dalla persiana ancora aperta. Ma perchè quelle maledette persiane verdi devono essere sempre così difettose?
PLOF...PLOF...
Il gatto nero si fece asciugare, bevve da una ciotola ocra appoggiata nel lavello, e sorrise nuovamente. Bravo gatto, sorridi, mi basta solo questo per capire molte cose. Ma il gatto nero sentì rombare un tuono e terrorizzato uscì di corsa dalla casa da quella persiana rimasta ancora aperta. Non si fece mai più vedere.
PLOF...
Preso dalla disperazione e dall'ira Joe afferrò delle forbici che aveva in cucina, le aprì rapidamente se le puntò al collo e.... no, non è quello il punto! Si, ora, ZAC!
P-L-O....
Il silenzio. Joe non sentiva più nulla. Si guardò le mani ma no, questa volta non c'era una sigaretta tra le sue dita. Era in pace con se stesso e con il mondo. Privo di ogni istinto scombussolante e doloroso.
A terra però non vide sangue, ma la collana che aveva appeso al collo. Pianse e pianse fino ad esaurire le lacrime.
La vista ancora sbiadita per le lacrime versate, ma riuscì a scorgerlo. L'idraulico che se ne usciva dalla sua casa, in mano la sua collana.
Poi un frastuono, iniziò tutto a sbattere follemente, rumore assordante, esplosione di colori di odori di ricordi di sogni, dolore, gioia, amore, ancora amore, follia. E caos.
E poi aveva smesso di piovere. E che cazzo, io vado fuori a cercare il mio gatto nero!

09 marzo 2015

Fast animals and slow kids

Il titolo è il nome del gruppo rock perugino che ho ascoltato sabato scorso al Sonar club di Colle Val d'Elsa, mia periodica meta delle nottate senesi. Il nome è chiaramente un riferimento al programma tv che si vede nel cartone della famiglia Griffin.
Non li conoscevo, non so quanto siano famosi e non so dire neanche se son stati bravi. Quello che posso dire è che mi hanno colpito, si, insieme alla marea di colpi che ho subito nel pogo hard rock che mi han regalato quei mattacchioni dei toscani.
Perchè alla fine i concerti non vanno giudicati solo in base alla bravura dei musicisti, ma soprattutto per quello che riescono a comunicarti, loro sul palco, ma principalmente le persone del pubblico. Tante persone ammassate, sudate, affaticate, che schizzano in aria impazzite per andarsi a colpire di spalla, per divertirsi, per sfogarsi e buttar fuori sentimenti repressi, per lasciarsi trasportare dall'intensa musica. Persone che in coro cantano a memoria ogni singola canzone del concerto; se consideri che è un gruppo semi sconosciuto, è molto emozionante. Ti fa capire che c'è una gran passione sotto.
Groviglio di corpi, buio, sudore, movimenti impazziti, una zaffata di puzzo d'ascelle, ora invece un delicato profumo alla vaniglia (facile distiguere gli uomini dalle donne....), canti in coro, colpi, sguardi e sorrisi, il bestione di turno che ne prende di forti da tutti (si prova sempre a cercare di far crollare i più grossi durante il pogo per auto-convincersi di essere più possenti di quello che in realtà si è). Qualche mini-ragazzina che si butta nella mischia tutta felice e contenta.....peccato che i nostri gomiti le arrivino precisi ad altezza viso.
E poi ti giri verso il palco e vedi questi tre musicisti indemoniati che si contorcono nell'estasi delle note musicali. Il cantante capellone assomiglia vagamente a Marchì; mi parte uno sviaggio mentale e penso a come sarebbe stata la nostra vita se su quel palco fossimo stati Ceri, Marchì ed io, chitarra, basso e batteria. Mi viene un po' di nostalgia, penso che probabilmente sarei stato molto più felice fossimo stati noi al posto loro a fare una vita da artisti in tour per il mondo a far impazzire il nostro pubblico, pronto a cantare a memoria le nostre canzoni. Un'esaltazione dell'amicizia, dell'arte e della vita.
Le tre metà che più mi mancano in questo momento.....oltre alla quarta metà ovviamente.

Perchè animali veloci e bambini lenti è un po' la metafora di un mondo che cammina veloce, ti impone la sua velocità,e alla fine o ti adegui o rimani indietro e rischi di passare una vita di merda. E se hai la sfortuna di essere un bambino lento o dimagrisci, ti vesti di giacca e cravatta e provi a correre, oppure vieni divorato lentamente.
Il mio dubbio è che diventare feci di leone possa comunque essere meglio che smettere di mangiare.

10 settembre 2014

Alla faccia tua, destino


26 gennaio 2013

Forse, chissà, ma.....

Chissà forse prima di nascere siamo tutti creati a coppie. Uomo e donna, un tutt'uno. Un'unica massa, una palletta ben densa.
Poi al momento di nascere questa palletta di spezza e si divide in due parti: in base a come si spezza, un po' come successe per i continenti, una parte prende qualcosa e l'altra il resto. Una è più alta, l'altra è più larga, una si trova una protuberanza l'altra, nello stesso punto......una mancanza.
Poi che succede, si nasce! Ma non tutti son così fortunati da farlo nella stessa epoca e purtroppo ci si può trovare uno nel medioevo e l'altro nel futuro di macchine volanti.
Ma c'è anche chi è più fortunato, e solo di qualche anno si trova sfalzato.
E allora io metto il mio naso sulla sua fronte, nella valletta che tutti li abbiamo di diverse forme.
Ed il caso vuole che il mio naso, il mio profilo, combacino perfettamente sul suo bel visino.
Vedendola in faccia, la prima cosa che desidero è morderle la guancia, un desiderio irrefrenabile di stringere tra i denti quel pezzo di carne morbido e tondo tondo.
Ed il caso vuole che lei sulla guancia abbia un buchetto.
E allora io mi chiedo: e se per caso prima di nascere avessi passato giornate intere a mordicchiarle la guancia e questo ha creato il buchetto?
Chissà, sarò stato fortunato?